Perchè qui no…?? New York City docet…again!!

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La questione è annosa e più volte dibattuta e riguarda l’utilizzo, ma soprattutto, il pagamento dei mezzi pubblici. E’ sotto gli occhi di tutti che i prezzi dei titoli di viaggio sono cresciuti a dismisura e in città, ad esempio, come Roma dove i mezzi di superficie sono perennemente bloccati e imbottigliati nel traffico e la “metropolitana” consta di appena due linee mal tenute e mal funzionanti ben si capisce che il biglietto a 1,50 € è davvero un furto.

Alcuni, faziosamente, giustificano l’aumento con il fatto che sono pochi i viaggiatori che effettivamente pagano il biglietto. E questo, effettivamente, accade molto spesso con espisodi grotteschi in cui persone, anzi personaggi, scavalcano i tornelli in metropolitana in una penosa imitazione dell’olio cuore oppure prendono fughe improbabili di fronte ai controllori che, ormai, a fermare un “portoghese” rischiano botte e insulti…

Una volta, circa trenta anni fa, esisteva la figura del bigliettaio che oltre a vendere i biglietti stessi si occupava di impedire l’accesso a chi ne era sprovvisto. Molti potrebbero obiettare che i tempi erano diversi e che ora sono cambiati non rendendo possibile, di fatto, la presenza del famoso bigliettaio sulle vetture. Ma così non sembra essere visto che, in una città come New York City, con un’ area metropiltana di 25 milioni di persone, un quartiere, ad esempio, come Brooklyn che ha, da solo, quasi lo stesso numero di abitanti di Roma il bigliettaio c’è eccome , se non si possiede biglietto non si sale a bordo e in metropolitana i tornelli non sono scavalcabili insomma sono a prova di…cittadino Italiano!

Certo negli Stati Uniti e, nella fattispecie a New York City, tutto è facilitato dal fatto che chi non ha biglietto semplicemente non sale, non ci prova nemmeno perchè, altrettanto semplicemente, non si fa. In italia? nooo si fa eccome,anzi, in certi casi si deve perchè altrimenti la natura italiota viene mortificata quindi via con le solite furbizie e illegalità.

Stiamo parlando, tra l’altro, di un servizio (quello Newyorkese) al top del settore con una rete di trasporti pubblici di superficie e non ampissima e che copre quasi ogni angolo della città, efficientissima e con un costo a tratta di circa 2€ che, rapportato ai nostri costi e, soprattutto, al servizio offerto mostra una disparità disarmante.

Resta comunque una questione di mentalità. La nostra (furbetta e violenta) non permette in effetti l’istituzione della figura del bigliettaio che diverrebbe ben presto inutile e che rischierebbe ancora prima la propria incolumità. Ma resta soprattutto una questione da imitare proprio come a New York City, con il conducente che funge da bigliettaio e controllore e con tanta ma tanta gente che si fa la propria bella fila per pagare e accomodarsi in vettura. E stiamo parlando di New York, una città molto ma molto ma molto più in movimento dei nostri piccoli borghi, taluni davvero di periferia anche se si travestono da metropoli.

Ci si chiede perchè da noi alcune cose, tra cui questa di cui abbiamo scritto, non siano possibili. Ci si chiede se e quando potranno essere possibili ma poi, cercando una risposta, ci si racconta che da noi è un’utopia, è inutile sperarci perchè davvero sembra che le cose, oltre a non cambiare mai, vadano sempre peggio.

…SOTTO A CHI TOCCA…

Meraviglioso esempio di riqualificazione urbana…

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…Quel ramo di verde di una antica linea ferroviaria in disuso, tra una catena non interrotta di grattacieli che volge da sud a nord di un bellissimo quartiere della capitale del mondo…”

Così, parafrasando un famoso romanzo di un mio ben più illustre concittadino, si potrebbe definire la High Line della grande mela.

Una mattina di sole, dopo aver percorso un breve tratto con la subway più antica, famosa ed efficente del mondo, arriviamo a Chelsea dove possiamo incontrare un’oasi di pace, rilassante e sorprendente.

Si tratta di un vecchio tratto ferroviario che è stato ripristinato, ristrutturato e trasformato con maestria in un originalissimo parco cittadino proprio nella parte di Lower Manhattan. Vi si accede da scale o ascensori opportunamente segnalati e, una volta “saliti” si apre un mondo che non si pensava possibile nella città che, come da definizione, non dorme mai.

I vecchi binari sono stati adibiti a sedi di sdraio che si muovono lungo la linea dei binari stessi. Tavolini e panchine sono sparsi ovunque circondati da una vegetazione low cost. Alcuni tratti sono davvero suggestivi con scorci unici che solamente New York City poteva essere in grado di offrire.

camminando lungo la High Line è possibile notare, tra le altre cose, anche numerose sculture la più famosa delle quali riproduce il Gen. Colin Powell nell’atto di mostrare all’assemblea generale delle nazione Unite, un pezzo di arma chimica, ritrovato in Iraq. Inoltre durante tutto il percorso sono state previsti alcuni punti di sosta con tanto di tribune dotate di posti a sedere da cui osservare il brulicare della città dalle luci accecanti. Infatti ancora più suggestiva è la visita alla High Line nelle ore notturne dove persone di ogni tipo si ritrovano per bere o mangiare qualcosa lungo uno dei chioschi presenti sulla High Line stessa.

Alternativa ai chioschi è sicuramente una visita al vicino Chelsea Market in cui è possibile trovare ogni ben di Dio da gustare sia sul posto sia camminando sulla High LIne. Famossimo per la sua cucina e per la sua idea di approntare un “Pic-Nic” appositamente studiato per i visitatori della linea è Amy’s Bread, un delizioso negozietto all’interno di un altro esempio di splendida ristrutturazione cioè il Chelsea Market. Ai visitatori che ne fanno richiesta viene fornito un pranzo completo e a prezzi molto onesti e competitivi.

La High Line rappresenta un’oasi fruibile da tutti in ogni periodo nell’anno e una validissima alternativa al già leggendario e visitatissimo Central Park.

Rappresenta altresì un esempio che tutti i paesi dovrebbero seguire per ristrutturare vecchi siti ormai in disuso o dismessi che diventano, spesso, ricettacoli di sporcizia e delinquenza. Nel nostro paese in particolare, tra aree dismesse e aree incomplete a causa dei soliti vizietti italioti, ci sarebbe davvero tanto materiale da rimodellare ma c’e’, in effetti, un problema di fondo che non è da trascurare.

Nella fattispecie a New York City, ma, più in generale, anche nelle altri città straniere esiste una civiltà e una educazione che permette a tutti di mantenere in uno stato ottimale un’opera simile. Nessuno si sogna di imbrattare, rompere o, peggio, prelevare indebitamente pezzi di “res pubblica” come invece avviene regolarmente dalle nostre parti. La High Line viene fruita e visitata da milioni di persone nessuna delle quali si permette di rovinarla, sporcarla o altro…

Onore quindi alla municipalità Newyorkese per aver saputo riorganizzare in maniera ottimale tutta la situazione relativa alla ferrovia in disuso ma onore anche e soprattutto ai New Yorkers stessi che sono stati in grado, e lo sono quotidianamente, di valorizzare e tenere da conto il gioiello che hanno, forse inaspettatamente, ricevuto in eredità.

Dalle nostre parti tutto questo discorso sarebbe, ahimè, oltre che inutile anche improponibile visto che manca una base culturale di educazione civica che sia in grado di far apprezzare e mantenere in buone condizioni una cosa simile. Quindi, cinicamente ma realisticamente, risparmiamo soldi e accontentiamoci di quei pochi metri quadri di verde a testa, sporco e mal tenuto…questo è purtroppo quello che la nostra mentalità merita.

…SOTTO A CHI TOCCA…

Fantacalcio…mania!!

Unknown

Quasi tutti gli appassionati sportivi d’Italia lo conoscono e quasi tutti ci giocano. E’ il fantacalcio, gioco inventato, ormai nel lontano 1990, da un informatico milanese che di nome faceva Riccardo Albini e che, forse, è sparito dalla circolazione a godersi i vagoni di soldi a lui pagati come diritti per poter riprodurre l’idea di questo gioco divertente e geniale.

Si tratta di formare delle leghe virtuali, fatte però da veri e propri “gestori” di squadre altrettanto virtuali ma che diventano per i gestori stessi fondamentali tanto da non poterne fare più a meno. Il gioco ha regole ben precise con tanto di parametri, bonus e malus a seconda dell’andamento del giocatore della fantasquadra nella realtà cioè nel campionato vero.

Agli albori, cioè quando il buon Albini pubblicò il primo libro contenente il regolamento di questo gioco, pochissimi credevano ad un suo futuro successo tanto che il libro stesso vendette pochissime copie. Ma con il passare degli anni e il passare parola il gioco prese piede ed incominciarono ad interessarsene anche quotidiani sportivi, emittenti televisive del settore e siti internet creati ad hoc.

Questa crescita determinò un passaggio epocale nel gioco stesso. Mentre all’inizio, per i pochi che ci giocavano,  squadre, punteggi, coefficienti, formazioni, gol e tutto il resto erano trascritti a mano da colui che ricoprendo la carica di presidente di lega non aveva altro che guai, oneri,responsabilità mentre gli onori e i privilegi erano assolutamente nulli, col passare del tempo la tecnologia è venuta in aiuto dei fantallenatori e, oggi, tutto è più semplice, informatizzato e, soprattutto divertente.

Vi è un vero e proprio calciomercato con tanto di trattative, aste pubbliche e private per accaparrarsi le prestazioni dei migliori stando però sempre attenti al “bilancio” della società dimostrando anche di essere dei buoni contabili con il fiuto per gli affari. Si diventa tutti un po’ presidenti e un po’ allenatori di calcio con buona pace di mogli, fidanzate, compagne che, peraltro, spesso partecipano attivamente al gioco.

Ci sono leghe formate da colleghi, amici, familiare o, anche da persone che tra loro non si conoscono ma che hanno in comune la passione per il calcio e per questo gioco ma che, magari, non hanno la possibilità di raggiungere un quorum decente per formare una lega abbastanza numerosa. Insomma tutti possono giocare e lo possono fare gratuitamente attraverso un computer o anche semplicemente acquistando uno dei giornali sportivi aderenti a questo gioco che, peraltro, mettono in palio importanti premi finali.

Il gioco inizia sotto l’ombrellone dove, i futuri partecipanti, studiano le statistiche e i movimenti di mercato già da mesi prima per poter poi formare la propria squadra che assume quasi la stessa importanza della squadra del cuore “vera”. Non di rado qualche fantallenatore si è ritrovato a sperare che un proprio fantagiocatore facesse un gol alla propria squadra del cuore per poter arrivare ai sospirati 3 fantapunti in classifica.

Inimmaginabile, dicono, è la gioia di quando si vince un fantacampionato incidendo, a caratteri indelebili, il nome della propria squadra nell’albo d’oro della lega. Vincere è tanto difficile quanto bello, tanto divertente quanto “prestigioso”, un’esperienza da auspicare e, con un po’ di fortuna, da provare.

A tutti coloro che giocano questo mio blog augura buon divertimento e buon campionato, mentre a tutti quelli che ancora non giocano o che non conoscono questa attività ludica questo mio blog consiglia di interessarsi alla cosa essendo sicura la nascita di una passione in tal senso. Ovviamente il grazie più grande di tutti i fantallenatori va all’uomo che, con le sue idee rivoluzionarie ed innovative, ha reso possibile tutto questo discorso: Riccardo Albini…

…SOTTO A CHI TOCCA…

 

 

 

Non dire estate se non…

Anche se il tempo fa un po’ di bizze l’estate è arrivata già da un mese esatto. Ci sono tanti simboli estivi come, ad esempio, il gelato, le creme solari, gli occhiali da sole, le infradito o la grigliata all’aperto con gli amici ma per molti non è estate se non si va una o più volte ad assistere ad un concerto, possibilmente in un grande stadio con una grande band.

Questa è una estate non tanto piacevole dal punto di vista meteorologico ma molto ricca di appuntamenti musicali di alto livello a cui assistono centinaia di migliaia di persone appassionate. Assistere ad un concerto nel periodo caldo dell’anno è una esperienza unica, ogni volta diversa sia per la musica sia per le atmosfere.

Di solito si acquista il biglietto molti ma molti mesi prima ma alcuni preferiscono cercarlo e trovarlo direttamente davanti allo stadio il giorno del concerto dai cosiddetti “bagarini”,  tra l’altro vietati dalla legge, che spesso vendono tagliandi falsi provocando delusioni e grandi disagi. Poi passano i mesi e piano piano si arriva alla data fatidica e l’emozione per ciò a cui assisteremo ci fa tornare, per certi versi, bambini con la smania di “scartare” e vedere il regalo che ci siamo fatti.

I giorni che precedono il concerto sono, solitamente, dedicati al “ripasso” dei brani dei nostri beniamini per non rischiare di farci trovare impreparati ad un eventuale, e sempre immancabile, karaoke collettivo. Quindi si rispolverano vecchi cd e si canta ovunque, in macchina, sotto la doccia o sdraiati sul divano. Poi, quasi all’improvviso, arriva il fatidico giorno e l’adrenalina inizia a salire quella curva che avrà il suo apice più o meno alla fine del concerto in cui ci si sente, a dir poco, elettrizzati.

La giornata del concerto scorre via tra preparativi vari, strategie di avvicinamento al luogo dell’evento e calcoli di orari e posti da scegliere. Poi ci si reca allo stadio in una processione collettiva fatta di volti felici ed emozionati, fatta di occhi innamorati della musica che sono a forma di nota musicale o di chiave di violino.

Sul luogo del concerto inizia per molti la battaglia per portare all’interno una scorta di acqua visto che, tra emozione, caldo e movimento, la disidratazione è dietro l’angolo ed il prezzo dell’acqua ai chioschetti è davvero assurdo. Allora ecco chi si porta tappi di scorta infilati nelle calze o chi le da alla propria compagna da custodire in mezzo al seno simbolo della vita come del resto l’acqua che i tappi in questione andranno a chiudere…

Una volta entrati, con o senza acqua, ci si sente come se si stesse visitando un tempio con il palco che la fa da padrone e l’energia della folla che si sente già dall’inizio anche senza musica. Chi mangia, chi beve (alcuni troppo), chi chiacchiera per ingannare l’attesa sempre con in sottofondo la musica dei gruppi di supporto che, spesso e volentieri, nessuno conosce ma tutti ascoltano volentieri.

Passano i minuti, per alcuni le ore e piano piano arriva l’imbrunire che porta con sé…la musica, l’emozione, l’adrenalina. Le luci si spengono, il palco diventa buio e, di colpo, tutto si accende e la dea musica inizia il suo show in un tripudio di voci, balli, mani alzate, urla, svenimenti (per caldo o emozione) e passione. Il sudore è caratteristica di chi suona e canta ma anche di chi ascolta. Le T-shirt alla fine sono da strizzare come in una sorta di battesimo o atto di purificazione dell’anima. Perché spesso un concerto è proprio questo: una purificazione del corpo, dell’anima e della mente dove, alla fine, ci si sente meglio, quasi svuotati dalle tossine accumulate, più rilassati e più felici perché il potere della musica è questo ed è un potere enorme e meraviglioso.

Dopo circa tre ore dalla prima nota e molte di più dal primo pensiero del concerto, purtroppo, tutto finisce, si riaccendono le luci e la delusione per la fine lascia spazio alla felicità per quanto vissuto, ai commenti e ai ricordi che resteranno dentro per sempre, anche a chi non fa foto della serata. La musica ti resta dentro sempre, ti gira dentro le vene e al cervello ed è anche per questo che è l’arte per eccellenza che emoziona semplicemente con sette note (7 è formato da due volte il 3, numero perfetto più 1 cioè Dio).

Il pensiero di molti alla fine di un concerto è il desiderio di assistere ad un concerto al giorno almeno d’estate, stagione amica della musica e in cui le emozioni quasi raddoppiano. Questo è l’auspicio di molti anche di coloro che accompagnano il proprio concerto con troppo alcool in corpo ma questa è un’altra storia.

Credo che molti si possano riconoscere in queste poche righe che raccontano un’emozione estiva, un’emozione musicale, un’emozione unica…

…SOTTO A CHI TOCCA…

Avere il cinema a casa…

Alcuni giorni fa ho ricevuto una piacevole e lusinghiera email da parte di una mia lettrice e follower di nome Daniela che, oltre ai complimenti per il blog, mi chiedeva se fosse stato possibile per lei scrivere un post sul blog, un guest post o scambio di collaborazione che dir si voglia. Dopo averci pensato un po’ su mi sono detto…perché no? Così è con piacere che, oggi, ospito Daniela Di Pietro collaboratrice di hifiprestige, ventisei anni, appassionata di musica e cinema a cui piace essere trascinata dall’emozione di un bel brano ed essere totalmente immersa in mondi fantastici…come la capisco!! Appassionata di hi-fi e di home cinema, proprio su quest’ultimo ha deciso di scrivere un post che potete leggere di seguito. Grazie a Daniela per il post e, soprattutto, per le belle parole spese per il mio blog!!

Di Daniela Di Pietro:

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L’Home Theater ha rivoluzionato la mia vita. Ricordo i tempi in cui andare al cinema era una esperienza in un certo qual modo magica: lo schermo grande, i colori, le immagini ma soprattutto l’audio. Quello che mi ha sempre affascinato del cinema era quella sensazione unica che provo nel sentirmi avvolta dal suono, al centro della scena, nel bel mezzo dell’azione.

Il suono infatti è sempre stato l’elemento cardine del cinema moderno: fino all’avvento della tecnologia 3D l’immagine non poteva certo “venire da noi”, ma il suono … quello sì che ci permetteva di entrare nello schermo.

Per questo non ho saputo resistere alla tentazione di portare il cinema dentro la mia casa. L’Home Theater altro non è che un impianto finalizzato a riprodurre l’audio e le immagini dei programmi che osserviamo al televisore con il maggior realismo possibile. Il nome stesso del dispositivo richiama il cinema e in effetti l’obbiettivo È quello di ricreare a casa propria quella magia che si prova al cinema, quegli effetti speciali che viviamo con realismo quando per esempio sentiamo il rombo di un aereo passare sopra la nostra testa.

Il classico televisore di casa non può riuscire a rendere così veri i suoni poiché l’audio è limitato a due canali. Nell’Home Theater invece si utilizzano sistemi a più canali. La quantità di canali utilizzati varia dal tipo di sistema, per esempio il Dolby Pro Logic ai due canali frontali tipici di ogni televisore aggiunge una canale centrale e uno posteriore.

Cardine del sistema Home Theater è il decodificatore che interpreta il segnale audio ricevuto dal televisore e letteralmente lo spacca nei vari canali che compongono l’impianto. Non solo, a volte un buon decodificatore può anche svolgere funzioni di sintetizzatore, aumentando i canali disponibili: questo è quanto avviene per esempio con il subwoofer che non esiste nella codifica Dolby Pro Logic ma che impianti Home Theater di buona qualità possono aggiungere, ottenendo così un sistema a 5 canali anziché 4.

Quello che ho appreso sulla mia stessa pelle è che nel caso dell’Home Theater il risparmio, la ricerca del prezzo più economico, non è la strada vincente. Infatti con un impianto di bassa qualità, per capirci uno di quegli impianti da 500 euro tutto compreso che talvolta vediamo in giro, mi sono trovata ad avere in casa un groviglio di fili ben poco entusiasmante, che suonava poco meglio della TV e che alla fine è rimasto più spento che acceso. Il punto di svolta è stato quando, insoddisfatta del precedente acquisto, ho deciso di investire qualcosa in più, sostituendo il mio primo groviglio di fili con un impianto Klipsch. Lì si che ho potuto veramente provare l’emozione dell’Home Theater. Ed oggi quando decido di regalare a me stessa un paio di ore per gustarmi un buon film posso dire con certezza che l’ Home Theater ha cambiato la mia vita, in meglio.

 

 

 

Questo articolo è un contributo volontario di Daniela, gentilmente ospitata su …SOTTO A CHI TOCCA… il blog di Gianmarco Veggetti

…Una scommessa d’amore…

Unknown

Un brano molto suggestivo di uno dei più bravi cantautori italiani che omaggia la città più bella del mondo citando tra l’altro Broadway, famosa nel mondo per i suoi musical e Union Square teatro di decine di set cinematografici e, nel periodo natalizio, di uno dei più gradevoli mercatini che si possono trovare nella Grande Mela. Da ascoltare attentamente…

Lui era un businessman con una idea
in testa, lei ballerina di jazz,
leggeva William Blake vicino a una
finestra, lui beveva caffè.
Guardando quelle gambe muoversi pensò:
“E’ una stella!”.
Pensava a Fred Astaire
…E chi non ha mai visto nascere una
dea,
…e chi non ha mai visto nascere una
dea,
non lo sa, che cos’è la felicità…
Lui: garofano rosso e parole, una
vecchia cabriolet…
Lei: vestita come la Rogers, fulmini
e saette,
lassù, nel cielo blu, il loro nome:
argento fra le stelle…
New York! New York! E’ una scommessa
d’amore,
tu chiamami e ti vestirò, come una
stella di Broadway.
New York! New York! E’ una scommessa
d’amore,
tu chiamami e ti vestirò, come una
stella di…
Lui si svegliò senza lei, nudo nella
tempesta,
là fuori Union Square. Entrava luce
al neon,
dal vetro di una finestra. L’odore
del caffè.
…guardando quelle gambe muoversi pensò:
“E’ una stella!”
Pensava a Fred Astaire!
…E chi non ha mai visto nascere una
dea,
non lo sa, che cos’è la felicità…
Lui: garofano rosso e parole, una
vecchia cabriolet…
Lei: vestita come la Rogers, fulmini
e saette,
lassù, nel cielo blu, il loro nome:
argento fra le stelle..
New York! New York! E’ una scommessa
d’amore,
tu chiamami e ti vestirò, come una
stella di Broadway!
New York! New York! E’ una scommessa
d’amore,
tu chiamami e ti vestirò, come una
stella di…

…pensiero stupendo… II°

“Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario.”  ( Steve Jobs )

 

La frase di un genio che, forse, riassume il senso della nostra vita terrena. Certo, non è facile da seguire e da attuare. Lui ha sempre avuto il coraggio di seguire ciò che il cuore gli suggeriva ed ha avuto quelle intuizioni che solo una mente superiore può avere. Se ci riflettiamo, spesso, molti di noi vivono la vita di qualcun altro, si fanno bloccare dal pensiero di altre persone sia per convenienza sia per pigrizia. Nel primo caso si ha quella “prostituzione intellettuale” che ci rende morti pur essendo fisicamente vivi, nel secondo caso si ha quella grande ignoranza che ci rende anonimi e ininfluenti sia nella nostra vita sia in quella degli altri, di quelli che amiamo e la cui sorte ci sta più a cuore.

Questa frase quindi dovrebbe essere presa come un insegnamento che ci permette di crescere, di migliorare, di amare, di gioire e di soffrire ma, soprattutto, di…vivere!!

…SOTTO A CHI TOCCA…

 

Biagio non va adagio…

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Qualche settimana fa mi è capitato di vedere su You Tube il concerto integrale che Biagio Antonacci ha tenuto allo stadio di San Siro di Milano nell’estate del 2007. E sono rimasto sorpreso dal vedere che Biagio è un vero e proprio fenomeno. Può piacere o non piacere ma è innegabile che possiede un carisma e un magnetismo che non tutti gli addetti ai lavori hanno.

Milanese di nascita, cresciuto nell’hinterland meneghino precisamente a Rozzano, dove tutt’ora abitano i suoi genitori, trasferitosi a Bologna per amore di Marianna Morandi e con una casa mozzafiato all’ Isola d’Elba, il nostro Biagio ha mosso i suoi primi passi in…cantiere. Già perché dopo gli studi per diventare geometra è stato per anni una persona “normale” con un lavoro normale e con una vita normale. Coltivava la sua grande passione per la musica finchè un bel giorno decise di mollare e rischiare tutto in un sol colpo. Qualche personaggio del passato una volta ebbe a dire che “la fortuna appartiene all’uomo che rischia tutto in una sola giocata”  e Biagio proprio così fece.

I fatti gli diedero subito ragione e dopo un normale periodo di rodaggio finalmente un giorno sfondò in quel mondo che amava tanto e da cui non riusciva a staccarsi, abbandonando, tra l’altro, un lavoro che gli garantiva da vivere, con somma preoccupazione di mamma e papà. Biagio, come scrivo nel titolo di questo post, non è andato adagio e il suo successo è cresciuto in maniera esponenziale, scrivendo pezzi memorabili anche per altri artisti come, ad esempio Laura Pausini (Tra e Te e il Mare).

Vero e proprio poeta della musica italiana con pezzi dalle parole “brividose” e dalle melodie accattivanti, Biagio ha un seguito pazzesco fatto sia di ragazzine urlanti e trepidanti nel sentire e vedere il loro idolo, ma anche di gente, per così dire, adulta che si ritrova e si rivede in molti dei suoi testi che spesso parlano di vita quotidiana, di vita vissuta, di pene o gioie d’amore, di amicizia e di sentimenti forti. Forse la forza di Biagio sta proprio in questo, nella semplicità dei suoi testi che sono rivolti a tutti senza distinzione di età o sesso.

Si percepisce l’energia di Biagio ascoltando, ad esempio, il pezzo “Che Differenza c’è”  dal vivo proprio a San Siro, dove il nostro si muove come una vera rock star tenendo sul filo una folla immensa che salta e canta con lui in maniera quasi imbarazzante e imprevedibile. Durante tutto il concerto Biagio da’ veramente tutto di sé, emozioni, passione, movimento e, appunto, energia, insomma si guadagna davvero la pagnotta uscendo, alla fine della serata, sudato e distrutto come solo quelli che si danno interamente e senza paura di risparmiarsi, sanno fare.

Spesso si dice che sono pochi gli artisti italiani in grado di riempire uno stadio da 70.000 posti e più e si citano i soliti Vasco Rossi o Laura Pausini o Ligabue ma si dimentica, ad esempio, proprio uno come Biagio Antonacci che lo stadio lo ha riempito tutto con un concerto che i presenti all’evento non esitano a definire spettacolare e che rimarrà nella loro memoria per molto tempo. Accompagnato, peraltro, da un’ottima band, con una delle poche donne chitarriste del settore offre davvero uno spettacolo fatto di anima di cuore e di passione.

Rappresenta un po’ la “faccia pulita” della musica, quella che conquista per la sua semplicità e per la sua genuinità. Personalmente sono rimasto davvero sorpreso nel vedere uno spettacolo simile con una folla delirante e tanta energia che non pensavo essere possibile per un’esponente di un genere cosiddetto pop-melodico con molte sfumature d’amore e sentimento. E invece la forza della musica ha colpito di nuovo dimostrando che tutto è possibile quando ci si mette passione e impegno e questo Biagio lo ha fatto, lo fa e, forse, sempre lo farà. Un personale quanto super-modestissimo complimento ad un’artista vero.

Vai Biagio e non andare mai…adagio!

…SOTTO A CHI TOCCA…

Pensiero…stupendo…

” La vita è troppo breve per alzarsi la mattina con dei rimpianti. Quindi ama le persone che ti trattano bene e dimentica di quelle che non lo fanno e credi che tutto accade per una ragione. Se arriva un’occasione, coglila! Se essa ti cambia la vita, lasciala fare! Nessuno ha detto che sarebbe stato facile, hanno solo promesso che ne sarebbe valsa la pena.”  (Harvey Mackay)

 

Frase meravigliosa che riassume un po’ il senso della vita e che faccio mia regalandola a tutti voi che avete la pazienza e la cortesia di seguirmi. Grazie!

…SOTTO A CHI TOCCA…

Proviamo a dire chi sono i migliori…

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Oggi mi piacerebbe affrontare una delle più annose questioni musicali, ben sapendo fin da ora che, se ad una conclusione arriverò, essa sarà il risultato di mere valutazioni “personali” e che non si tratterà mai di una ” risposta definitiva” e universale. La questione, un po’ infantile e anche superficiale (mi rendo conto), è di stabilire, in un modo o nell’altro, quale sia e quali siano le migliori band al mondo di sempre. Quante volte ci siamo chiesti, da soli o tra amici, da giovani o da adulti, quali siano i migliori musicisti tra quelli che ci hanno accompagnato e che ancora ci accompagnano nella nostra quotidianità? Credo che tutti gli appassionati di musica lo abbiano fatto prima o poi, chi più chi meno. Ed è anche un “giochetto” divertente in cui si formano delle vere e proprie fazioni, quasi da stadio, ognuna delle quali sfoggia i propri vessilli, difende ed osanna i propri beniamini.

Restando nell’ambito della musica leggera, pop o rock, probabilmente, anzi sicuramente, dobbiamo considerare i Beatles fuori concorso, di un altro pianeta. Essi potrebbero occupare, diciamo, la posizione 1A, la primissima, quella irraggiungibile. La occupano per ciò che hanno rappresentato e per ciò che ancora oggi rappresentano. Con loro tutto ebbe inizio, con loro tutta l’umanità ha imparato ad ascoltare un certo tipo di musica, ad ascoltarla in un certo modo, a delirare di emozioni, ad avere una passione per le note che andava al di là di tutto. Sono stati in grado di inventare una vera e propria leggenda che, ancora oggi, li pone come punto di riferimento di chi ama la musica e li fa considerare tra i personaggi che più hanno inciso nella storia della musica e dell’umanità.

Dobbiamo considerare che, di base, tutti coloro che fanno musica ad un certo livello sono grandissimi musicisti e grandi artisti. Non si può dire che, per fare qualche nome, i Queen siano meglio degli INXS, né che I Police sino meglio dei Rolling Stones e cosi via. Tutti sono magnifici musicisti, ottimi dispensatori di emozioni ed energia positiva.

Ma, sempre per fare qualche nome,  ci sono delle band che hanno maggiomente inciso sulle “sette note” per vari motivi, in particolare, perché hanno lasciato, forse oggettivamente, un segno indelebile. Sicuramente dimenticherò qualcuno e me ne scuso sin da ora aspettando, perchè no, le vostre precisazioni, aggiunte e critiche…

Alcuni dei magici nomi (in ordine sparso) sono: Led Zeppelin, Genesis, U2, Guns ‘n Roses, Pink Floyd. Quattro dalla Gran Bretagna e uno dagli Stati Uniti a conferma che, per questo tipo di musica, il Regno Unito la fa da padrone.

I Led Zeppelin perche’ composti da musicisti sopraffini, veri e propri personaggi, “animali da palco” quattro gemme assolute e con un  John Bonham in più, considerato unanimemente il miglior batterista di sempre avendo anche creato dei grooves ancora oggi imitati e attualissimi. Autori di pezzi storici (Stairway to Heaven, Black Dog, Kashmir, Rock and Roll,Whole lotta Love), dalla grinta inimitabile che sono entrati nell’anima e nel cuore di milioni di persone di più generazioni.

I Genesis perché esempio longevo e trasformista di vena artistica. Hanno attraversato decenni proponendo brano unici e sapendosi reinventare di continuo anche se, i “Talebani della musica” preferiscono sempre e comunque “l’era Gabriel”. Anche qui siamo di fronti a geni della musica capitanati prima da quell’istrione di Peter Gabriel poi dal ritmo fatto persona… Philip David Charles Collins. Senza dimenticare gli altri e le loro innumerevoli “genialate” in cui la muisca raggiunge livelli celestiali quasi inarrivabili. Davvero troppe per citarne alcune…

Gli U2 perché, dal vivo, rappresentano (ora un pò meno data l’età) ciò che più si avvicina alla perfezione con performance storiche come quella al Live Aid del 1985. Con un leader, Paul Hewson detto “Bono Vox“, unico, con una voce calda come poche e una prorompenza straordinaria. Rappresentano, tra l’altro, un raro esempio di longevità di rapporti personali, sembrando oltre che colleghi musicisti anche veri amici. Anche qui vale il discorso precedente: troppi brani da leggenda per poter fare un degno elenco senza dimenticare qualcosa.

I Guns ‘n Roses perché sono un cocktail di tutto ciò che fa parte della musica: tecnica, originalità, carisma, genio e sregolatezza (tanta forse troppa!). Con uno dei front man più eccezionali di sempre forse il primo dopo “sua maestà” Freddy Mercury. William Bruce Rose al secolo Axl Rose e poi Slash e ancora Dizzy Reed e Steven Adler. Si dice che la batteria andrebbe suonata come Steven Adler ha fatto durante il tour mondiale da cui è stato tratto il doppio ” Live Era ’87-’93”. Welcome to the Jungle, Sweet Child o’ mine, You could be mine e un’infinità di altre perle…

I Pink Floyd perché creatori di suoni meravigliosi e dotati di uno stile inconfondibile che ben si esprimeva nei loro magnifici e luminosissimi spettacoli Live. Roger Waters & Co. hanno prodotto capolavori immortali che viaggiano nel tempo ormai da decenni senza essere minimamente intaccati dai gusti che, necessariamente, cambiano. Miti come “The wall” non moriranno mai e, possiamo forse affermare che fanno parte non solo della storia della musica ma proprio della storia dell’umanità.

Fatta questa azzardatissima classifica, sarebbe bello, poter assistere a qualche esibizione di quello che potremmo definire un “dream team” composto da tutti o quasi i migliori elementi dei gruppi citati. Sarebbe davvero un’emozione unica come solo la musica è in grado di offrire. La speranza è l’ultima a morire…

Di nuovo rinnovo le scuse per sicure dimenticanze e altrettanto certi errori e/o omissioni. Ma data la complessità dell’argomento mi auto assolvo sperando di aver stimolato un po’ lo spirito critico di chi avrà la bontà di leggermi.

…SOTTO A CHI TOCCA…