Quanto spreco…

Esistono persone parsimoniose e che non buttano nulla e altre che invece possono essere definiti degli sprecone. I nostri nonni e, a volte, anche i nostri genitori ci hanno insegnato che non bisognerebbe sprecare nulla soprattutto il cibo.

Ancora oggi su insegnamento dei nostri avi alcuni di noi considerano un peccato mortale buttare via il pane e, quindi, lo conservano per usarlo magari raffermo per delle belle polpette o, per chi la preferisce, una bella panzanella…

Questo è sicuramente un ottimo insegnamento che tutti dovremmo ricordare ed insegnare anche ai nostri figli. E’ anche vero che questo tipo di comportamento, cioè quello di non sprecare non solo il pane ma il cibo in generale, è tipico delle persone anziane, di coloro cioè che hanno avuto a che fare con i tempi della guerra e che hanno dovuto combattere con la fame e per i quali anche solo un pezzo di pane rappresentava un vero e proprio pasto.

D’altro canto invece i giovani di oggi, o comunque le nuove generazioni, sono abituati molto bene, all’opulenza, ai supermercati pieni di ogni ben di dio ed hanno quindi una tendenza, forse naturale, allo spreco e a comportarsi sempre come la scelta e la quantità dei cibi fosse infinita.

Purtroppo però al giorno d’oggi, con la crisi che avanza e con il lavoro che scarseggia sempre di più, ci sono tante, tantissime persone che, vivendo sotto la soglia di povertà, non riescono a volte a mettere insieme il pranzo con la cena e si rivolgono ai banchi alimentari della Caritas riuscendo così a sopravvivere. Brutto segno dei tempi questo con persone prima insospettabili che si rivolgono alle associazioni caritatevoli per chiedere per sè e per la propria famiglia un aiuto.

Una cosa molto sgradevole e assolutamnete sbagliata accade nelle mense aziendali di tutte le aziende nazionali. Infatti, a causa di una normativa forse sbagliata, le stesse mense sono costrette a gettare nell’immondizia il cibo che avanza a fine giornata cioè quello che, pur essendo ancora ottimo, non viene consumato per questo o quel motivo.

Questo cibo non andrebbe gettato mai ma, magari, dato alle mense dei poveri o alle persone e famiglie in difficoltà che troverebbero così un sostegno almeno dal punto di vista della loro spesa alimentare.

Invece no, si preferisce gettare tutto accampando norme igienico-sanitarie che, sinceramente, non si riescono tanto a comprendere. Cosa può avere di non igienico del cibo che viene preparato la mattina del giorno stesso in cui poi viene gettato? Certamente non è nè scaduto nè avariato come non lo è quello che, anche noi stessi nelle nostre case, consumiamo il giorno dopo.

Sollevando da ogni responsabilità e colpa le mense aziendali che si limitano a rispettare una norma, viene da pensare che chi pensa , scrive e attua queste norme sia, per l’ennesima volta, un mero burocrate alquanto ottuso dimostrandosi, cosa peggiore, lotanissimo dalla realtà che non è sempre del tutto rosea…

Un pò di solidarietà a chi magari è meno fortunato non guasta mai anzi, dovrebbe essere un punto fermo nella vita di tutti. Chi fa del bene dice che poi ci si sente meglio…perchè non credergli?

Quanto alla normativa di cui abbiamo parlato è assolutamente assurda e da rivedere magari obbligando le mense a donare il cibo avanzato alle opere caritatevoli che nutrono i poveri anzichè obbligarle a gettare tutto nel cestino. Anche in questo caso però sono le Istituzione a dover riflettere per porre rimedio ma, come spesso accade, non si dimostrano all’altezza e non prendono in considerazione le vere esigenze dei cittadini.

Ascoltiamo quindi gli insegnamenti dei nostri nonni, cerchiamo di non sprecare nè buttare via il cibo…mai e, soprattutto, aiutiamo chi ne ha di meno. Non c’è bisogno di collette alimentari che ingrassano ancora di più le grandi catene di distribuzione, basterebeb solo un pò di buon senso e delle norme giuste!

…SOTTO A CHI TOCCA…

A Pasqua niente agnello…meglio uno scialatiello!!

In questi giorni è di moda, dato il periodo, il pranzo di Pasqua. Chi più chi meno si abbufferà ed ingurgiterà una enorme quantità di cibo come se non avesse mai mangiato prima. Personalmente non ho mai compreso molto chi si abbuffa di cose mangerecce durante le feste come se dovesse dimostrare non so che. Il discorso di esagerare a tavola nelle feste comandate, oggi non ha più alcun senso. Forse tanti anni fa era più comprensibile in quanto alcune tipiche specialità si rendevano disponibili solo in determinati periodi dell’anno coincidenti appunto con le varie festività.

Oggi, dove in ogni supermercato o  negozio di generi alimentari che dir si voglia, abbiamo la possibilità di trovare di tutto e tutto l’anno, la cosiddetta abbuffata non ha senso perché, in realtà non abbiamo quasi più nemmeno il gusto della specialità in quel determinato periodo dell’anno. Fino a pochi anni fa, per fare un esempio, il salmone affumicato era reperibile solo durante il periodo natalizio e diventava il re di molte tavole nazionali. Oggi l’ottimo pesce “arancione” è disponibile sempre e nei più svariati formati proveniente dai più svariati territori.

Proprio questa infinita scelta perpetua, forse, rende vani gli sforzi di alcuni di rispettare le tradizioni visto che si possono tranquillamente rispettare tutto l’anno. Ciò è, da una parte positivo e dall’altra negativo. Positivo perché significa che, malgrado la crisi che sembra attanagliarci, stiamo un po’ meglio di qualche decennio fa, infatti tanta scelta e per di più, sempre, è di per sé indice di benessere. Negativo appunto perché tutta questa varietà ha forse fatto perdere un po’ il gusto di assaporare alcuni cibi solo, ad esempio, una volta all’anno pensando sempre all’anno successivo quando avremmo potuto far godere le nostre papille gustative ancora, di nuovo.

Eppure c’è ancora chi si ostina o voler mangiare alcuni piatti o cibi tipici di questo o quel periodo ma che forse dovrebbero desistere e fagocitare altro perché in taluni casi si tratta di vere e proprie crudeltà, peraltro, assolutamente evitabili. Un esempio attuale? L’agnello!

Sarebbe forse opportuno smettere di rivolgere le nostre attenzioni mangerecce a questo tenerissimo e dolcissimo animale. Vengono uccisi circa quattro milioni di agnelli all’anno in Italia, e sono più di 800 mila quelli uccisi durante le feste Pasquali. Assurdo!

Posto che è possibile rinunciare alla carne in ogni giorno della nostra vita sostituendola con altri alimenti altrettanto proteici, nutrienti e meno dannosi per la nostra salute, ma vogliamo fare tutti uno sforzo per evitare una crudeltà simile e per di più inutile??

Già assistiamo quotidianamente ad episodi di violenza sugli animali che sembrano essere i destinatari delle frustrazioni dell’uomo, in più anche questa pratica tipicamente pasquale  a cui forse è giunta ora di dire BASTA!

Ricordiamoci che il grado di civiltà di una società è direttamente proporzionale al grado di rispetto che essa ha nei confronti degli animali, di ogni genere,specie e famiglia. Ricordiamoci anche che l’essere umano sul pianeta terra è un ospite, nemmeno tanto gradito, di loro, degli animali appunto. Essi vivono bene sia in terra sia in cielo sia in acqua cioè in ogni ambiente terrestre mentre, se ci riflettiamo, l’uomo vive (male) solo in terra disturbando il quieto vivere del mondo animale cosa di cui non riesce proprio a fare a meno.

Quindi pensiamo a quello che facciamo, evitiamo queste crudeltà e festeggiamo la Pasqua non con il consueto agnello ma, come dico nel titolo, con un gustosissimo scialatiello tipica specialità campana, di Amalfi per la precisione, una terra che di cucina se ne intende davvero!! Buon appetito!

…SOTTO A CHI TOCCA…